HANAMI

Oggi il mio ciliegio è fiorito.

“Se solo potessimo cadere come i fiori di ciliegio in primavera, così puri, così luminosi”, questo diceva un kamikaze nel 1945.

Questo è lo spirito della festa giapponese di Hanami, la festa di fioritura dei ciliegi, immagine di caducità, istantanea di gioia nel correre veloce dell’esistenza. No, non conto di stamparmi su una portaerei americana, ma vedere il ciliegio del mio giardino in fiore mi ha realmente aperto il cuore. Il creato ha una potenza comunicativa che nessun pubblicitario, ma neppure nessun poeta, avrà mai.

Stamattina ho incrociato il “Duca”.

Egli è un grandissimo neurochirurgo ed è l’immagine dell’onnipotenza semplice che deriva da chi è portatore del dono di “aver la mano”. Non mi chiedete perché mai uno psichiatra abbia iniziato a frequentare neurochirurghi, semmai portatemi le arance quando sarà il momento. Io comunque sono tra quei pochi eletti che ha visto in sala operare il “Duca”. Un muoversi musicale di dita su un terreno operatorio talmente poco cruento da sembrare davvero un gioco semplice. Quando invece è difficilissimo. Ho visto a un palmo quegli occhi azzurrissimi spuntare da mascherine verdi e spiegarmi nei dettagli, come se fosse una poesia recitata a memoria, il dipanarsi delle sue incisioni e suture. E ho anche capito che quando oggi mi ha incontrato, nel corridoio, e mi ha sorriso distendendomi la mano non voleva salutarmi ma mi stava spostando da davanti, reo di essere rimasto un secondo di troppo a fare la faccia della mucca che vede passare il treno. Perché persone così non saranno mai quello che sono io. Perché non possono essere normali. E il loro dono è la loro condanna. E la fioritura dei ciliegi la vedranno sul loro palmare mentre sono all’aeroporto per tornare a casa dalla moglie una volta a settimana (quando va bene).

Ammiro ma non posso invidiare. L’eroe scrive la storia, il soldatino la vive. Ed io, il bradibionte di latta, mi posso permettere di rallentare il passo del “Duca” perché so che il paziente da lui operato continuerà a parlare poi, nei mesi che verranno, con me.

Tutti i giorni assistiamo, se sappiamo vedere, alla magnificenza dei ciliegi in fiore. Voglio continuare a sentirmi piccolo e impotente di fronte a tanto. Perché tutti duriamo il tempo di un soffio di vento e più siamo leggeri più questo ci porterà lontano. A riposare sulle spalle dei giganti. Il sonno del giusto che nel suo limite trovò la sua forza.

Published in: on marzo 21, 2007 at 12:34 am  Comments (2)